Pagina (157/728)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ripete più volte le proteste «dell'ardentia sua di servir con sincerissima fede, perchè ho lasciato la precedente mia vita et industria per farlo fin alla morte, se bene non havessi premio e favore mai, che lo haverò da Jesù Cristo, spero» (18 marzo 1534).
      Più notevole è una sua lettera del 27 agosto 1534 al senato di Venezia, ove dipinge il danno fatto dalla setta luterana non solo alla religione, ma al quieto vivere della Germania, eccitando a sedizione e tumulto, e a prendere l'armi contro i signori. Questi effetti si produssero con libri scritti in latino, ma poi Martin Lutero si accorse quanto frutto potrebbe fare «nelle maledette sue vie, scrivendo più presto con la lingua comune della Germania». Non contenti, «hanno pensato diffondere questo tossico di heresia e di sedition nella Italia». Perciò da un frate veneziano che abita in Augusta fecero comporre in vulgare nostro un libretto di forse cento carte in ottavo, col titolo Correzion del stato cristiano, anno 1533, senza nome d'autore, nè luogo: «libro pieno in sè di tutte le ribalderie, heresie, distruzion della nostra fede che finora hanno saputo immaginar Luterani e tutta quell'altra feccia d'uomini barbari che sono nemici e d'Italia e di Cristo». È facile capire che è destinato all'Italia, e che vi recherà gran guasti fra i nostri, essendo tale che «non potria esser peggiore e più pericoloso». Pertanto avendo quel felicissimo dominio avuta sempre la gloria cogli uomini e il merito con Dio di difender col proprio sangue l'onore e la salute della santa fede, li supplica a guardarsi dai mali principj che quel libro potrebbe diffondere; e impedire che tra le mercanzie ne sieno portate delle balle.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





Jesù Cristo Venezia Germania Martin Lutero Germania Italia Augusta Correzion Luterani Italia Cristo Italia Dio