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      Comincio dalla etade, e di grazia prendete volentieri pazienza d'intender quello che scriverò di costui.
      Egli è di cinquant'anni poco più, ma robusto e forte, che non pare di quaranta, di ciera assai grossa, ma la quale si forza di tener morbida e delicata quanto può. Pronunziazione mediocremente spedita e non molto aspra per tedesco, in lingua latina parla tanto male, che mi pare di esser chiaro, che alcuni libri che vanno attorno sotto il suo nome, e par che abbino qualche odor di latinità e di eloquenza, non sono suoi, e lo confessava egli medesimo che non suol scriver in latino, ma che fa professione di saper ben dire nel suo volgar; così dicea di se medesimo. Li occhi guerzi, li quali, monsignor, quanto più io mirava, tanto più mi pareva di vederli appunto simili a quelli che qualche volta io ho veduto di qualche uno indicato ispiritato, così affogati, inconstanti, e con certo come furor e rabbia che vi si vede per dentro. E veramente che quanto più penso a quel che ho veduto e sentito in quel monstro, e alla gran forza delle sue maladette operazioni, e conjungendo quello che io so dalla sua natività, e di tutta la passata vita, da persone che li erano intimi amici sino a quel tempo che si fece frate, tanto più mi lascio vincere a credere, che egli abbia qualche demonio adosso102.
      Usò questa sola civiltà, che, parlando in mia presenza, stava con la berretta in mano, e disse eziandio qualche parola in laude di nostro signore, di aver inteso che era savio e buono fin quando egli fu a Roma, nel qual tempo (aggiunse la bestia sorridendo) celebrai parecchie messe.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





Roma