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      Non vedete già quanti s'applichino a migliorar la loro Chiesa? Non crediate che Dio l'abbia fatto invano, giacchè egli è fuoco che consuma, come disse san Paolo, e lui sperare che da queste faville gran fiamma divamperà, la quale cacci e distrugga le tenebre e la notte della Chiesa. Non entrerò qui a discutere coi teologi de' principj protestanti. Quanto al primo degli articoli proposti, nessun di essi ha intaccata l'essenza della divinità. Quanto al secondo sul peccato originale, e agli altri, tenete ben fisso nell'animo che nè il tempo, nè il luogo comportano lo spettacolo di alcuna logomachia, nè che vi produciate quasi sulla scena a sfoggiare l'acume dei vostri ingegni, la possa della vostra eloquenza, la dovizia della dottrina, la estesa memoria. Troppo grave e seria cosa s'ha da trattare: sicchè lasciamo via ogni puntiglio di parola, ogni ostentazione. Quegli antichi che sostennero tali punti furono uomini dotti e buoni, fors'anche migliori di noi. Se l'età seguente passo a passo e per occasione potè, fra le buone dottrine insinuare abusi e superstizioni, io credo che devano svellersi dalle radici, e mondar il frumento dal lollio; ma osservate diligentemente, e in tutta la loro forza e pietà quelle prime istituzioni, che certo ebbero buoni cominciamenti; e se altre furono introdotte da moderni, e se non le ricevettero dagli antecedenti, anzi dalle stesse mani degli apostoli. I teologi protestanti sogliono repudiare tutto ciò che non fu manifestamente insegnato da Cristo e da' suoi discepoli.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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