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      .... Non è possibile che io ritrovi questo benedetto vescovo Vergerio, il quale è qui, ma incognito. Ho nondimeno, ragionando coll'ambasciador di Francia che me lo suol raccomandare assai spesso, operato con destrezza che lo meni un giorno a casa mia. Il qual mi ha promesso di farlo, ma dice intendere che il vescovo è ammalato di podagra. Poichè io l'arò pregato ed esortato che se ne venga a Roma, io sarei di parere, non consentendo egli venire, operar con la signoria di ritenerlo; che io dubito, se io gli presento il monitorio, che esso si assenterà. Vero è che, etiam caso che la signoria me lo dia, io non ispero poi di ottener di mandarlo fuori del dominio». Il Grisoni nelle due diocesi di Capodistria e di Pola usato aveva estremo rigore, frugando le case per trovarvi libri proibiti109, facendo rimuovere le persone sospette, minacciando di fuoco chi non si accusasse o non consegnasse le bibbie vulgari; e predicando a Capodistria, diceva: «Voi vedete le calamità che vi affliggono da alcuni anni; le messi, gli ulivi, le vigne perirono; gli armenti deteriorarono; non v'ha alcuno de' nostri beni che non abbia sofferto danno. E chi n'è la causa? Il vostro vescovo, gli eretici che si trovano fra voi. Perchè non li lapidate?»
      Queste odiose parole concitarono il furor popolare; nè solo contro di Pietro Paolo, ma di molti, e alcuni vennero cacciati in bando: Sereno e Teofanio ridotti ad abjurare: «Con la tirannide pretesca e peggio che turchesca ben sai che fu posto terror agli altri»110. Il Vergerio si difese sufficientemente dalle imputazioni in una pastorale; l'avvocato fiscale Giovanni Maria Bucello asserì, che dalle indagini non era risultata colpa, anzi attestava che esso vescovo «è il più giusto, il più dabbene, il più cattolico pastore ch'io abbia conosciuto a' miei giorni, e ha governato per lo spazio di parecchi anni tanto bene e cattolicamente quella sua diocesi, che non si potria dir di più; io per me credo non sia diocesi in Italia governata con più diligenza e frutto, e che più brami e riverisca il suo pastore.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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