Faccia lui, che nelle sue mani mi rimetto. Ho gran desiderio di parlar con quella, e se pur si verrà che io abbia d'andare a quella Venezia, domando licenza a vostra signoria reverendissima di aver a passar per Trento. Il podestà vostro di Riva mi fa tante amorevolezze, che è una cosa infinita, mi ha fino tolto ad alloggiar seco come un fratello; ma con tutto ch'io abbi questa dolce e lieta compagnia, pur mi vorrei spedir di qua, e ne supplico la illustrissima signoria vostra o ad una via, o all'altra. E li bacio le mani raccomandandomi in sua buona grazia. Cristo con lei».
Il Vergerio tentò presentarsi al Concilio in qualità di vescovo; e dopo quanto sponemmo non farà meraviglia se ne fu respinto125; il che, nelle diatribe posteriori egli attribuiva all'aver i Padri temuto che egli, informatissimo come era degli affari di Roma e di Germania, non divenisse accannito oppositore. Di procedere contro la sua persona non si osò, affinchè non paresse men libero il Concilio; ed egli si ricoverò presso il suo protettore Ercole cardinale Gonzaga di Mantova. Il quale, alle istanze del Casa per consegnarglielo mai non diede ascolto; anzi, tra per convinzione, tra per paura non fesse spinto all'eccesso, tenealo raccomandato al cardinal Farnese, e al Madruzzo cardinale di Trento, affinchè gli ottenessero favorevole ascolto dal Concilio di Trento: «Altramente facendosi, io dubito di qualche inconveniente, perchè vedendosi il buon vescovo levar tutte le vie della sua giustificazione, o si precipiterà come hanno fatto degli altri nostri; o tenendosi pur in piedi, anderà qua e là stridendo come disperato; e così volendogli proibire il parlare, lo faremo furiare e con fatti e con parole».
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