E operava stranissimo: or infuriava, or gridava; ardente sete struggevalo così, che avrebbe bevuto il Nilo e il Danubio; nè riposo mai, nè consolazione rinveniva.
Racconta egli stesso queste miserie, e ai nuovi arrivati diceva: «Sia lui il ben venuto ed io il mal trovato».
Alcuno prendea a confortarlo dicendo che la misericordia di Dio supera tutti i peccati del mondo? egli rispondeva: «Quant'è terribile cader nelle mani di Dio!»
Le scene rinnovavansi ogni giorno, e il Vergerio le divisa, e gli pare che gli studenti abbiano a prenderne spaventoso esempio. E riferisce il lungo colloquio avuto con esso, dove cercò rassicurarlo coi dogmi e con esempj sacri: tutto invano: onde inorridiva al mirare la disperazione di costui, che non vedevasi davanti se non la certezza dell'inferno.
Eppure in mezzo a ciò lo Spiera parlava con forza, gravità, unzione: provava con vigore, ribattea con risolutezza: talchè molti v'andavano per imparare: e ragionando non da pazzo, ma da uomo costante e grave, conchiudeva: «Volesse Dio che questa fosse una frenesia! ma io veramente son un nemico di Dio, un vaso del suo furore».
Dagli indagatori delle malattie mentali sono conosciute e classificate siffatte follie, più strane quando pigliano persone di talento, com'era in questo caso, ove il senno dello Spiera spiegavasi rettamente, fuorchè nel punto che i frenojatri qualificherebbero desperatio æternæ salutis. Per sottrarlo a tanti curiosi, lo portarono a Cittadella: e colà finì, non si sa come. Fu divulgatissimo il fatto, e assicurano che valse a tener molti nella fede nuova.
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