Queste parole erano state proferite sopra di lui quando gli fu impresso un carattere, che invano cercava cancellare: quest'erano le parole applicate a quella gerarchia, per condannar la quale gli basta dire che sono papi, che chi uno ne conosce li conosce tutti; solo alquanto condiscende ad Adriano VI perchè mostrava la necessità della riforma; si diverte alle spalle di Gregorio I, della papessa Giovanna, di Benedetto XII, del quale racconta che amoreggiò una sorella del Petrarca! Più si svelenisce contro i moderni Paolo III, Giulio III, Paolo IV, assassino, inebbriato del sangue de' giusti, de' martiri di Gesù: Pio IV, il peggiore de' cardinali. «Finchè c'è papi (e spero che saran ben pochi) non è a sperar bene della Chiesa. O cielo, o terra, o inferno, che più t'indugi con questo bugiardissimo papato, per trattarlo secondo è dignità, con tutte le tue ragie e i tuoi unti? Udite cos'è il papato, udite: il papato è la congregazione e cospirazione di alcuni, sotto un capo dato dal diavolo. Non v'è dubbio che il diavolo sia stato inventore del papato».
Con eguale stregua tratta i vescovi e i cardinali, «pezzo di carne con una mitra in capo»; dove non può i fatti, calunnia le intenzioni: inveisce contro il famoso Reginaldo Polo, quasi abbia scritto soltanto per isfuggir all'accusa di luterano, o per ambizione di diventar papa, e conchiude: «Guai a te, cardinal Polo: guai a te! la pagherai». Più accannisce contro monsignor Della Casa, il quale, indarno pentendosi del turpissimo capitolo rinfacciatogli ogni tratto, diresse alla Germania dei versi per iscagionarsi.
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