Uomo di negazioni e nulla più; violento nell'abbattere, era inetto a costruire, affettando odio contro l'errore più che amore per la verità; molti lo sprezzavano come un garbuglione che usasse frode sin nelle lettere; Erasmo ne dice male; Celio Curione trattavalo da plagiario, quasi avesse come sue offerto opere altrui al principe di Würtenberg per entrargli in Corte: gli apostati italiani sempre lo guatarono con diffidenza, e pensavano aspirasse tornare al papismo; e in fatto vacillava talmente nelle credenze, che l'apologista suo Gian Rinaldo Carli potè sostenere non si scostasse mai fondamentalmente dalla Chiesa nostra; e un suo ritratto girava coll'iscrizione Nunzio del papa, legato di Cristo.
Per giunta intrigava nella politica; lo vedemmo sollecitare i Grigioni a far lega coi Francesi contro la Spagna; eppure stando in Valtellina mestò con don Ferrante Gonzaga governatore di Milano per ricuperar questa valle alla Spagna; e allo stesso scriveva il 21 aprile 1550: «Oltre di quest'impresa, io potrò esser buono alle cose appartenenti alla religione, per l'amicizia che tengo con que' dotti di Lamagna; e quando, o per via di un Concilio o per altra, si trattasse qualche accordo ed assestamento, vostra eccellenza vedrebbe ciò che saprei fare»136. Molti principi di Germania lo protessero: Eduardo VI d'Inghilterra gli mandava «qualche ajuto onde possa continuar a far la guerra al diavolo»; e sempre lo assistette il nipote Lodovico, consigliere del duca Alberto.
A cinquantanove anni pensò prender moglie: tutto era stabilito: farebbe da madrina la contessa Maurica, profuga d'Italia; il duca aumentava di qualcosa il suo trattamento; ma non consta che il matrimonio si effettuasse.
| |
Erasmo Celio Curione Würtenberg Corte Gian Rinaldo Carli Chiesa Nunzio Cristo Grigioni Francesi Spagna Valtellina Ferrante Gonzaga Milano Spagna Lamagna Concilio Germania Eduardo VI Inghilterra Lodovico Alberto Maurica Italia
|