E quando, sulla tanto discussa epistola di san Paolo ai Romani, stampò un commento a Lione nel 1535, Erasmo, lodandone l'ammirabile nitidezza della lingua e la copia ciceroniana, congiunta ad affetto da vescovo, temeva che non tutti l'approverebbero nè lo lasceriano senza appunti. Facile induzione in tempi di discordie.
Si disse non credeva il purgatorio, ma serbiam di esso una lettera al cardinale Cortese, ove dice: Opus jam elucubratum in manibus habeo, nondum expolitum sed tamen ejusmodi, ut ex eo intelligi possit quid ego habeam de Purgatorio persuasi atque certi. Quæ res omnium maxime, hoc perturbatissimo tempore, ab Ecclesiæ (ut scis) hostibus oppugnatur. In quo ego catholicæ suffragor Ecclesiæ: quod sane in omnibus meis et curis et actionibus semper est propositum141. Parve anche odorare di semipelagiano intorno alla Grazia, e staccarsi da sant'Agostino; onde il suo libro fu proibito, per istanza del Badia, il quale, sebben suo concittadino, non gliene scrisse tampoco, di che egli «doleasi fin a morte, e quasi non poteva alzare il viso»142. Ricorse alla facoltà teologica della Sorbona, e questa pure vi fece appunti e domandò spiegazioni; ma avendo interposto il cardinale Contarini e mandato apologia, la Corte di Roma approvò il suo libro, forse a patto che in nuova edizione modificasse i passi incriminati, che in fatto trovansi variati nelle posteriori143.
Se ciò indica quanto si estendessero i sospetti, ci rivela insieme l'indole del Sadoleto, il quale fu intitolato dai Francesi il Fenelon della rinascenza.
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