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      Ma l'anima che inorgoglisce sol nel proprio sentimento, che ha per patrono soltanto il proprio interno, qual ne sarà la sorte?
      E finiva esortandoli a tornar alla verità. «Se i costumi nostri vi stomacarono, se alcuni di noi colle colpe offuscarono la fronte immacolata di questa Chiesa, voi potete odiar noi, ma non la nostra parola e la nostra fede, essendo scritto, Fate ciò ch'essi diranno».
      L'orazione, tutta piena di sottili interpretazioni di san Paolo, è troppo lunga perchè divenisse popolare: e tanto meno essendo latina, e finita d'artifizi retorici e di sottigliezze scolastiche: pure va fra quanto di meglio nelle contenzioni d'allora io abbia veduto.
      Non è in tempi di commozione che alle voci concilianti s'ascolti. Si pensava a fargli rispondere, ma tant'era la reputazione del Sadoleto, che niuno l'osava: onde Calvino, benchè allora espulso, offrì la sua penna, e fece una risposta famosa. In quella espone i dogmi suoi, come antichi: appartener egli alla chiesa di san Basilio, di san Crisostomo, di sant'Ambrogio, di sant'Agostino; e cerca infirmar l'autorità di «quest'uomo, fin dalla puerizia imbevuto nell'arti romane, in quella officina d'astuzie e di tranelli».
      Passando incognito da Ginevra, il Sadoleto cercò dove abitasse Calvino: gli fu indicata una modesta casa e avendo battuto, il riformatore venne egli stesso ad aprirgli in abito dimesso. Conversarono lungamente, ma l'uno non potè convincer l'altro, e Calvino gli protestò che, nell'osteggiar la Chiesa di Roma, non avea preso consiglio dal sangue e dalla carne, ma dal puro desiderio di glorificar Dio e difendere la fede.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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