Il Sadoleto ha più d'una lettera a Federico Fregoso arcivescovo di Salerno dissuadendolo, dallo studiar troppo l'ebraico, o almeno di preferirvi il greco e il latino146. Le ragioni che adduce non contenterebbero certo gli ermeneutici, ma provano che vi si badava.
Di nuovo Paolo III lo chiamò a Roma nel 1536; e ornatolo della porpora, lo pose tra quelli che stesero il Consilium delectorum cardinalium147.
Più volte dovette egli accompagnare i papi o viaggiar per affari: venerato dapertutto, e attivissimo malgrado la tenue salute. Scriveva a Carlo Gualteruzzi il 20 marzo 1544 come desiderasse ritirarsi dal vescovado, «oltre che tutti i disegni e desiderj miei son oggi più che mai fossero, allontanati dalle cure di queste cose e mareggi nostri mondani e volti allo studio e contemplazione delle cose divine, al qual esercizio spero nella benignità di Dio, ch'io potrò fare qualche miglior frutto, e per me e per altri, o a questi o altri tempi, che far qui nell'altre mie azioni non mi è stato concesso».
Finalmente morì a Roma il 18 ottobre 1547.
Altri begli ingegni ornavano allora Modena, fra' quali menzioneremo Ercole Rangone, che fu vescovo di Rovigo, poi della patria sua e cardinale (1530): Pietro Bertani, de' Predicatori, adoprato dal papa in affari scabrosissimi; fatto vescovo di Fano, poi cardinale; Antonio Fiordibello, uom di moltissime lettere, versato in ambascerie e nel Concilio, e segretario del cardinale Polo, che recitò un'orazione De auctoritate ecclesiæ davanti a Filippo e Maria regina quando la religione cattolica venne ripristinata in Inghilterra.
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