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      Venuto poi Francesco Da Porto, meglio procedettero nello studio del greco; e ne crebbero le dicerie, quasi costui fosse non cristiano, ma turco, e i Domenicani, «li quali non vorriano che nelle cittadi fossero altre lettere che le sue, dieder alla lor compagnia il titolo di luterana, e viepiù dacchè la città stessa stipendiò il Da Porto, del quale possono rendere giustizia quanti il conoscono, e gentiluomini bolognesi e reggiani che l'ebber in casa, e il Moroni vescovo e i monaci di San Pietro coi quali sempre ha conversato. Ma che dirò io di me (soggiunge), il quale mai non vidi nè Testamento vecchio nè nuovo, nè mai autore alcuno della scrittura sacra; nè mai fu nel mio studio autore alcuno ecclesiastico, e tanto tempo non ho, che pure una minima particella ne possa levare alla cura degl'infermi, per poter vedere alcuna volta qualche cosa di Platone, il quale più desidero di vedere, che d'esser in buona opinione di quelli che di me hanno scritto male? Niente di meno sono tenuto ch'io abbia opinioni non degne di vero cristiano; ma penso che questo proceda perchè la mia natura è di non poter tacere le cose malfatte che io vedo nella nostra città, nè di celare li malfattori, tra li quali mi spiacciono massimamente gli oziosi, gli ignoranti e gli ipocriti, delli quali, se non fosse che io non voglio contaminare le santissime orecchie di v. s. reverendissima, direi tali cose in generale e in particolare, che quella facilmente vedrebbe che meglio starebbono le calunnie agli accusatori che all'accusato». E prosegue narrando com'egli impedì fosse abbruciata per strega una povera vecchia ignorante, che in processo si contraddiceva, e non era relapsa, e domandava misericordia a Dio con man giunte, e che pure fu sentenziata a morte, finchè il vicario non volle riveder la causa e la liberò. «I Domenicani son quelli che non vogliono sentire predicatori se non predicano di cose alte e filosofiche, e che continuamente disputino sul pulpito; e se alcuno ne viene che esponga l'evangelio, ancorchè a noi pochissimi ne vengano, quelli niente sanno appresso di loro.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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