Filippo Valentini era figlio di un valoroso giureconsulto; e da giovane (a detta del Castelvetro) prometteva riuscire a molto più che non attenesse poi. Vivo ai piaceri e in conseguenza facile ai disinganni e agli scoraggiamenti, risolse farsi monaco, poi ne depose il pensiero; ambiva divenire vicario del vescovo Morone, o arciprete di Modena; e sempre deluso nell'aspettativa, invece degli Ordini prese moglie: a Padova legò amicizia col Bembo e col Gheri vescovo di Fano, poi nel 1536 fu preso in qualità d'auditore dal cardinale Contarini a Bologna, che l'adoperava principalmente per informarsi della storia ecclesiastica.
Noverammo tra gli accademici Pellegrino degli Erri, versato nel greco e nell'ebraico, e che tradusse i salmi di David (Ziletti, 1573). Narrasi che un giorno, nella consueta spezieria, gli venisse offerto un bel fico, ed egli, postolo in bocca, sel trovò pieno di aloe. La burla l'indispettì contro i colleghi, e condottosi a Roma, prese servigio presso il cardinale Cortese, ed accusò a Paolo III il Valentini come uno de' più operosi propagatori dell'eresia. Il papa scrisse ad Ercole duca di Ferrara, in breve del 28 maggio 1545: Relatum est nobis quod in civitate Mutinæ hæresis lutherana increbuit, et quotidie magis increbrescit et diffunditur: quodque hujus mali author et caput fuit et est iniquitatis filius Philippus Valentini: lo richiede che il faccia prendere, e visitarne i libri e le lettere; sperando che, preso lui, facilmente si freneranno i suoi complici, e si potrà riparare a questo male.
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