Giammaria Castelvetro non era reo che di aver accompagnato il fratello nella fuga da Roma, poi nell'esiglio; pietà, non colpa: laonde alle sue istanze condiscendendo, fu rimesso in patria169.
Francesco da Porto, itosene da Modena, ricoverò alcun tempo nel Friuli, indi a Chiavenna, finchè risolse andar all'antica sua protettrice Renata di Francia: ma passando da Ginevra, fu pregato a prendervi stanza e cattedra, con buona provigione. Tornò egli dunque a Chiavenna per levarne la sua famiglia, e persuase il Castelvetro d'andarne con lui, come fece. La Renata, appena seppe esser Lodovico a Ginevra, gli scrisse invitandolo a sè con larghe promesse. Ma egli, vecchio e sofferente d'un penoso scolo d'uretra, non si credette in grado di viaggiare, neppur nella lettiga che la principessa gli offriva; alla quale rimandò il denaro, che per tale occorrenza essa gli inviava con nuove istanze. Pure si mosse da Ginevra, e, sebbene il Muratori lo neghi, dimorò due anni in Basilea, leggendovi Dante, la Poetica di Aristotele ed altri autori. Sperò poi aria e vitto più conveniente a Lione, e vi si badò due anni, ma ecco scoppiar le guerre civili, causate dai dissensi religiosi; da un'invasione fuggendo, fu côlto dalle truppe, e spogliato d'ogni cosa, fin de' libri e de' manoscritti. Trovò poi a Vienna protezione da Massimiliano II d'Austria, al quale dedicò la sua Poetica, ch'erano appunto le lezioni, raccolte da' suoi scolari. La peste lo cacciò anche di là, onde si rimise a Chiavenna, sotto la protezione di Rodolfo Salis, colonnello dell'imperatore, gran fautore della Riforma fra i Grigioni.
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