Colà morì, e gli fu posto quest'epitafio:
D. O. M.
Memoriæ
Lvdovici Castelvitrei mvtinensis viri scientiæ jvdicii mo
rvm ac vitæ incomparabilisqvi dvm patriam ob improbo
rvm hominvm sævitiam fvgitpost decennalem peregrin
ationem tandem hic in liberosolo liber moriens libere qvie
scitanno ætatis svæ lxvi salvtisvero nostræ mdlxxi feb. xx.
Quel monumento fu fatto risarcire nel 1791 da Federico Salis, aggiungendovi un busto del Castelvetro, e collocandolo nel giardino suo, dove, mutati padroni, lo vediamo tuttora170.
In questi processi non compare mai Pietro Lauro modenese, che tradusse i Colloqui di Erasmo, e li pubblicò a Venezia il 1549, dedicati «alla illustrissima e virtuosissima principessa M. Renata di Francia, duchessa di Ferrara».
Parrebbe a credere che le severità usate estirpassero l'eresia, tanto diffusa in Modena171. Ma nel 1825, a Verdeda in quella campagna, smurandosi un uscio in un casino del conte Prina ch'era stato dei Castelvetro, fu trovato pieno di libri e di carte. Non credendole di verun pregio, le carte furono disperse, nè il padrone potè raccorne che alcune, le quali consegnò all'arciprete del Finale; e questi, conosciutele ereticali, le bruciò. I libri furono venduti alla biblioteca di Modena, che allora per la prima volta accolse la Bibbia tradotta da Lutero172. Alcuni portano postille di man del Castelvetro. In uno era inserto manoscritto il Tre per uno di G. M. Barbieri, che fu poi pubblicato dal Valdrighi con una prefazione dove è raccontato questo scoprimento.
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