Quel voluminoso processo ci somministrò non poche notizie, e qui tenendoci a Modena, aggiungeremo come Domenico Morando, parroco della pieve di San Jacobo cremonese, scrivesse lunghe lettere al vicario del vescovo di Modena: in una delle quali informava che, nella settimana santa, poche fosser le confessioni e sprezzati gli uffizj; e mentre facea l'acqua battesimale, fu sparata un'archibugiata per la finestra, e la palla giunse fino all'altare, con grande turbazione di quanti erano in Chiesa. Il secondo giorno di Pasqua altri diedero ferite ad un poveretto disarmato avanti la Chiesa, e perchè si rifuggì in Chiesa, voleano seguitarlo colà; «e son gente che teme nè Dio, nè gli uomini, nè possono patire di udir la verità, e turbano quei che vorriano udirla: ma son soli tre o quattro. Il signor Iddio mi fe conoscere che non vuole ch'io dipenda dagli uomini, perchè quelli che io pensava mi dovessero esser favorevoli alle cose buone, mi hanno fatto maggior contrasto, perchè non ho voluto che nella casa della Chiesa si faccia un luogo disonesto, e che non voglio far giocare in casa, far banchetti e simili cose». Questo l'aprile 1541. In un'altra del 7 gennajo:
«Pare che in Cremona185 e fora de Cremona sia molto di questa infermità (luterana).
«Ragionando con don Geronimo, e domandandogli che dottrina avesse insegnato a questi uomini, mi rispose: - Io ho predicato lo evangelio.
«Io volendo pur intendere di più, gli domandai se aveva predicato alcuna dottrina di questi presenti tempi. Mi disse: - Io gli dissuasi la peregrinazione e il visitar le statue e immagini.
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