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      - Domandandogli se del sacramento dell'altare avesse detto alcuna cosa, rispose: - Io gli ho predicato che quella è una memoria delli benefizj che da Gesù Cristo avemo ricevuti, e di questa cosa ne ho parlato con monsignor (Morone), che ancora lui è della medesima opinione. - Domandandogli se lui avesse detto che realmente nel sacramento ci fosse il corpo di Gesù Cristo, e se era la transustanziazione, mi disse non gli aver detto alcuna cosa, perchè stimava questi uomini non intendere. È ben vero che non teneva la lampada accesa innanzi al sacramento».
      Esso vicario di Modena al Morone a Bologna, scriveva il 1 marzo 1541:
      «Per quanto intendo, la setta va perseverando, e moltiplicando, ma nullo viene a denunziare. Io ne ho dato avviso a Roma mediante il nostro monsignor Giovanni Battista Guidobono, con quella cautela che io non fossi scoperto, avisando il parer mio circa la provisione».
      Aggiunge che, non potendo aver eretici a predicare, fanno letture; col che si disturba la città e la religione. Molto s'occupa de' predicatori, e d'un Agostiniano che «se io lasciava perseverare, si moltiplicava tanto la setta che avrebbero evacuato l'udienza del Duomo, perchè la setta andava invitando, esortando, pregando, praticando le persone che andassero a Sant'Agostino alla predica».
      E al 26 ottobre 1540:
      «Tutta quella famiglia (della Lucrezia Pica, vedova Rangoni) ho veduto molto familiare e di stretta pratica con messer Bonifazio, il qual è reputato luterano perfetto: s'è posta a studiar il Testamento Nuovo, e farsi leggere da certi forestieri che sono reputati luterani, che andavano sin da questa quaresima in quella o quell'altra bottega a subornar di quelle materie rancide luterane, talchè questa città è molto infamata.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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