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      Questi andamenti de' libri possono avere partorito qualche ombra presso molti, massime presso libraj e legatori ed altri che sapevano od avevano inteso che io li aveva, ma non sapevano ch'io li poteva avere, e la causa.
      Ma perchè dal leggere di questi libri, avea ben conosciuto con quanta arte gli eretici porgevano il veleno nei suoi scritti, più volte feci istanze a papa Paolo III che revocasse tante licenze ch'erano uscite di tenere detti libri, e proibisse alla penitenzieria che non desse più licenze, e più volte lo ricordai al reverendissimo Santa Croce, al quale stava vicino in capella e concistoro; e sua signoria reverendissima mi diceva che la medesima opinione era delle soprastanti alla santa Inquisizione, e credo anche averne parlato più volte al reverendissimo San Jacobo.
      Non resterò di dire, che essendo legato in Bologna, ebbi per spia che una suma di libri luterani di passaggio erano portati a Lucca: con gran diligenza la feci intercipere, e la mandai all'Inquisitore che si chiamava frate Leandro, col nome e cognome nella lettera che portava il mulattiere a chi andavano.
     
      Della giustificazione.
     
      L'ultima volta che fui mandato in Germania da papa Paolo III alla dieta di Ratisbona, nella qual venne legato il reverendissimo Contareno, designando l'imperatore di accordar insieme la provincia della quale, stando rimossa e piena di mutui sospetti, non poteva valersi nelli suoi bisogni, fu proposto un libro da sua maestà, sopra il quale da parte de' Cattolici furono designati dodici, quattro per nostra santità, quattro per l'imperatore, quattro per li principi cattolici, se la memoria non m'inganna.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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