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      E per venir a questo, e anche per evitar li rumori, andava cercando d'aver predicatori di buona e sana dottrina e di spirito mansueto e buono, il qual potesse fruttificar nell'animo loro. Ma avea gran fatica ad aver persona al proposito. Stando in quello, poco dopo che fui fatto cardinale mi fu posto alle mani un frate Bernardo viterbese, credo, il quale mi diceva il reverendissimo Polo e Priuli e gli altri che era un buon padre, e che saria stato al proposito per Modena. Io aveva ancor poca cognizione del prefato reverendissimo, perchč in minoribus non l'avea mai veduto che una volta, passando per Viterbo, ove sua signoria reverendissima era Legato. Ma informato etiam dalli frati suoi, lo mandai a predicar a Modena, essendo fatto Legato al Concilio quasi subito.
      In Modena questo frate si portava bene, come intendeva per relazione del mio vicario e di altri ancora, e aveva fatto molte buone opere, e tra le altre aveva instituita l'orazione continua di quarant'ore al Santissimo Sacramento. Io era stato non molto avanti in Modena, ed avendo fatto venir a me molti preti, curati della montagna, per esaminarli e vedere come erano idonei a far l'officio suo, trovai uno fra li primi, curato, come credo, di Monte Cretto, uomo vecchio, il quale interrogato da me sopra il Sacramento della penitenza, non si sapeva risolvere in che modo, essendo Dio misericordioso e giusto insieme, rimettesse i peccati a lui ed agli altri uomini. Onde dicendogli io che li peccati nostri meritavano la giustizia severa di Dio, ma che questa giustizia alli veri penitenti confessi ecc. si voltava in misericordia per amor di Gesų Cristo, il quale aveva patito la morte della croce per placare e procacciar la salute nostra; questo prete cominciō a piangere, e gettandosi in ginocchioni, ringraziava mirabilmente Iddio e me che gli avevo mostrato la via, per la quale avesse la remissione delli suoi peccati, essendo stato sin a quell'ora sempre dubbioso tra sč stesso come, essendo Dio giusto, usasse la misericordia verso li peccatori.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantų
Utet
1865 pagine 728

   





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