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      Ed esso vescovo sa quanto di ciò lo pregai e caricai, dandogli ancora ricordo che bisognava che sua signoria con la buona dottrina e con l'assiduità e pazienza e con ogni amorevolezza e carità cercasse ridur quelli cervelli gagliardi, perchè erano molto ostinati, e si persuadevano sapere molto, ed erano stipati di molta parentela ed amicizie e favori nella Corte del duca di Ferrara; e nominai quelli di ch'io sospettava, ch'erano quelli dell'Accademia. Ed oltre quelli gli nominai il proposto Bonifacio Valentino, del quale non voglio parlare, perchè esso in ogni tempo ha sempre fatto professione di volermi male e farmi dispiacere.
      Mandai una volta in Modena un predicatore chiamato Pergola, di san Francesco, che aveva predicato qui l'anno avanti in San Lorenzo in Damaso con buon nome, e l'ebbi per mezzo del reverendissimo Carpi lor protettore. E quando fu verso Pasqua, mi fu scritto dal vicario che questo Padre era molto sospetto, avendo detto delle cose assai che non stavano bene. Io ebbi mezzo di farlo venire a Bologna, e messolo in mano di un frate Lodovico Beccatello, allora inquisitore a Bologna, furono pigliati tutti i capi ch'esso aveva predicato, e fatto lo esame e la dichiarazione, d'accordo con esso inquisitore lo rimandai a Modena, e volsi che in due o tre prediche si dichiarasse e ritrattasse di punto per punto, come aveva ordinato l'inquisitore, e feci che il notaro stesse presente alla ritrattazione, e ne fu rogato. Questo Padre fu poi castigato dalli suoi, ch'altro non ho saputo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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