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      Allora essi a domandare, cercare, consultare, che far di me; io con gemiti e suppliche pregar Dio assiduamente che, se alla gloria sua giovasse, mi togliesse dalle mani degli empj. Fattolo parecchi giorni, Gesù Cristo mi assistette e m'aperse la via, che subito senza timore io pigliai.
      L. Qui non vedo entrarvi arti magiche, seppur Cristo è avverso ai prestigi.
      P. Udrai. Ero in custodia d'un giovane. Cominciai a pregarlo che mi liberasse dal ceppo un de' piedi; bastava bene che fossi attaccato per l'altro: io non sono un Briareo dalle centomani, nè Dedalo da potere o portar via un tanto peso, o fendere l'aria. Egli, che non era d'indole cattiva, si lasciò persuadere, e mi sciolse un piede.
      L. O che, speravi forse con un sol piede smuovere quel peso?
      P. Non ci siamo ancora. Così passa uno, passa un altro giorno, e io m'accingo all'altra parte. Avevo indosso la camicia di lino, e direi meglio di limo. Cavatala, ne riempii la calza del piede libero, sicchè pareva una gamba vera, e v'aggiustai la sua scarpa. Occorreva qualcosa di sodo perchè la gamba s'irrigidisse: ed io a strologare, finchè vedo una canna sotto alcuni sedili. Stesa la mano quanto potei, giacchè stavo sull'ammattonato, la presi e l'introdussi a modo nella finta gamba: poi tirata la vera sotto la cappa, e sostituita quella, cominciai a provare se m'avvenisse secondo il desiderio.
      L. E che non succede se Dio lo voglia?
      P. Ben la pensi: perocchè Paolo dice: Chi resiste alla volontà di lui?
      L. Ma ancor non comprendo a che mirassi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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