Oltre la pasquinata, che diceva di lui, Maxima de se, magna de parentibus, mala de principibus, pessima de cardinalibus, nihil de Deo, moltissimi sonetti conosco per la morte d'Alessandro VII, e un de' migliori è questo:
Papa Alessandro settimo saneseDi casa Chigi, qui sepolto giace
Che sopra dodici anni e più d'un mese,
Mal grado suo, non vide Italia in pace.
Con finto zelo e con pietà fallaceMolto al mondo promise e nulla attese.
Disse che i suoi starebbono al paese,
Ma a capo all'anno si trovò mendace.
Vantò di sollevar lo stato oppresso,
Disse voler premiar li dotti e buoni,
Far tornar Roma al suo primiero sesso.
Ma niuno più di lui senza occasioneMille gabelle impose, e niun quant'esso
Distrusse Roma ed ingrandì bricconi.
Un papa il ciel ci doni,
Che riducendo quel ch'ei disse in atto,
Si guardi poi dal far quel ch'egli ha fatto.
Questo sonetto trovo nella Magliabecchiana mss. cl. vii. 309; dove sono moltissime pasquinate, o in raccolte, o sparse: fra cui Risate di Pasquino con l'abbate Luigi per l'aggiustamento di Pisa circa le differenze tra il re di Francia e la casa Chigi.
Ultimamente stampossi Pasquin et Marforio, histoire satirique des papes, traduite et publiée pour la première fois par Mary Lafon (Parigi 1861). È poco meglio che copia di un articolo dei Mémoires de littérature par M. De S.... (t. ii, p. ii, p. 200, Aja 1717), aggiuntevi mentosto pasquinate che satire contro i papi, tolte da Hutten e da altri. Per esempio, sotto Giulio II mette il dialogo, spiritoso per verità ma ben lungo, fra questo papa e san Pietro alla porta del paradiso, che è attribuito a Erasmo o a Fausto Anderlino, e che noi mettemmo in nota al Discorso xiv.
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