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      Esso Hutten ha pure il Pasquillus exul, dialogo con Ciro; ove finge che, abbandonando affatto la città, stanco di aspettare, nè più nulla sperando dal papa, solo occupato ad impinguare i suoi ben numerosi, gli espone il secreto della creazione dei trentun cardinali, della promulgazione delle indulgenze, e del progetto della crociata, che in fatto era un'operazione politica e finanziera per ristaurar l'erario, e dar al papa la maggioranza nel conclave.
      E tutt'altro che pasquinate sono il dialogo tra Vadisco e Pasquino: Apophtegmata Vadisci et Pasquinei de corrupto statu Ecclesiæ; il Pasquillus extaticus, ed altre composizioni.
      Gli è per quest'ultima che annettesi il marmo beffardo al nome di Celio Curione, del quale vuolsi sia la raccolta Pasquillorum, comparsa a Basilea il 1544.
      Questa comincia da una poesia De se ipso et origine sua, ove Pasquino narra lui esser Lica che portò ad Ercole, da parte di Dejanira, la fatal camicia, onde perdè la vita; ma prima di spirare lanciollo in aria: ricaduto sopra uno scoglio del mar d'Eubea, suscitava tante tempeste, che Nettuno col tridente ne lo cacciò, onde salvossi in terraferma, ed or rimane a Roma, dove una turba di pedagoghi ogni anno gli rende i dovuti onori.
      Non v'è titolo propriamente onde attribuir quella raccolta al Curione, e neppure il Pasquillus theologaster diretto a Lutero; bensì è di lui il Pasquilli extatici de rebus partim superis, partim inter homines in christiana religione passim hodie controversis cum Marphorio colloquium (Basilea 1544). Poi Celii Secundi Curionis Pasquillus extaticus, una cum aliis etiam aliquot sanctis pariter et lepidis dialogis, quibus præcipua religionis nostræ capita elegantissime explicantur; omnia quam antea cum auctiora, tum emendatiora,.... adjectæ quoque sunt quæstiones Pasquilli in futuro concilio a Paolo III indicto disputandæ, lectu jucundissimæ (s. l. et a.).


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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