Forse col titolo di Pasquino in estasi, ragionamento di Marforio e Pasquino, il dialogo fu scritto originariamente in italiano, qual si trova manoscritto nella biblioteca ducale di Gotha, poichč v'č qualcosa che manca nelle stampe latine, come il passo relativo a Giovanni Valdes, che daremo qui sotto.
Comparve poi a Ginevra Pasquillus extaticus, non ille prior sed totus plane alter auctus et expositus; e Pasquino in estasi, nuovo e molto pių pieno che 'l primo, col viaggio all'inferno colla falsa data di Roma, nella bottega di Pasquino a l'istanza di papa Paulo Farnese. Sebben quest'ultima frase sia evidentemente falsa, indicherebbe perō fosse anteriore al 1549, e vi stanno in appendice Questioni di Pasquino da disputare nel Concilio di Trento, che mostrava di voler fare il papa.
Č un de' libri che pių corsero attorno in quel tempo, e di quelli che sogliono fare il maggior danno, pervertendo il buon senso e la morale col mettere il riso al luogo delle ragioni, e ridur l'uomo al grado di scimia. Diamone l'analisi.
Marforio. ŦChe c'č di nuovo, Pasquino? Tu sei bello e smagliante.
Pasquino. Come chi ha veduto il re del cielo. Non sai che, dopo il colloquio coll'Eterno, Mosč sfolgoreggiava?
M. Il so, ma che? Forse le pietre van oggi in cielo?
P. Perchč stupirne, quando ci van tuttodė monache, abati, preti, vescovi, papi, coi ventri dieci volte pių pesanti di me?
M. Oh per lo meno son uomini e non sassi.
P. Non sai che quei che governano il mondo e la Chiesa han l'orecchio duro, sicchč bisognan pietre per toccarli, e massime per cacciar quello sciame di adulatori che vi ronza attorno?
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