Del triregno, del papato.
Non è degno un sicilianoDi sedere in Vaticano.
S. S. Più fresco un cardinal donar vi voglio,
Mario di Pietro sederà sul soglio.
P. R. Parentela e povertà
Forman sempre il suo contorno:
Nipotini in quantità
Gli zampillano d'intorno;
Dippiù, noto è a' nostri dì
Che gli manca un venerdì.
S. S. Ebben ti allegra, o popolo romano,
Esser deve Franzoni il tuo sovrano.
P. R. La sua vita è religiosa,
Grande assai la sua pietà,
E se pecca in qualche cosa,
Pecca forse in santità:
Ma il pietoso, il santo, il buonoPoco adatto è per il trono.
S. S. O popolo di Roma, omai son stancoDal propor cardinali e tutti invano:
Scegli pur qual tu vuoi, qual più ti piace,
E il prescelto da te sarà il sovrano.
P. R. Poichè adunque, o signor, così tu vuoi,
È questo il papa che scegliamo noi.
Dican pure che è brutto e avaro.
Dican pure che niente sa,
Il miglior fra tutti è Naro,
Ei pontefice sarà;
Ma fia papa a solo pattoChe non faccia niente affatto.
S. S. Al popolo roman tutto si dia,
Naro papa volete, e così sia.
Pasquino non la perdona a' privati. Così della regina di Svezia disse:
Nacqui di un gallo semplice gallina,
Vissi fra li pollastri e fui regina,
Venni in Roma cristiana e non Cristina.
Bartolomeo Borghese spacciavasi figlio del papa; sicchè quando la giustizia francese lo mandò a morte, Pasquino esclamò: Cur sacrilegorum pœnis iste periit? Quia filium Dei se fecit.
Nella scandalosa lite fra il Castelvetro e il Caro, della quale parlammo nel Discorso xxvii, tra una farragine d'altre cose si scrissero 17 faleucii, parodiando quei di Catullo, e diretti a Pasquino.
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