Il primo è:
Quoi dono lepidum novum libellumAntiquo modo Carmine expolitum?
Mi Pasquine, tibi: tu enim solebasCastelvetri aliquid putare nugas,
Tum cum est ausus is unus Italorum
Carum ipsum tribus inquinare cartis,
Stultis, Jupiter impudentibusque.
Quare habe hoc tibi quicquid est libelli,
Miser, qui stolidum tuum sodalemCum tanta voluisti amare pœna.
Alludendo alle folla delle funzioni della settimana santa, Pasquino domanda: «Come potrei, io buon cattolico, esser ammesso alle cerimonie di san Pietro?» e Marforio risponde: «Dichiara che sei inglese, e giura che sei eretico».
Era impossibile che Pasquino si tenesse estranio alla politica.
Nel secol nostro variò d'opposizione secondo i tempi. Di Ferdinando e Carolina di Napoli disse: Hæc rex, hic regina, hic et hæc et hoc Acton. E al tempo della spedizione contro i Giacobini esaltò quel re di sopra di Cesare, perchè
Fernando in un sol dì
Venne, vide, fuggì.
Alludendo ai miracoli che moltiplicavansi allo strepitar della Rivoluzione, domandava Marforio:
M. Di Roma le madonne perchè spalancan gli occhi?
P. Perchè questi Romani li chiudono da sciocchi.
M. Perchè là nella Francia non fan tali prodigi?
P. Perchè impostori e ciechi non trovansi a Parigi.
Al tempo della repubblica romana si lesse:
P. Che tempo fa?
M. Tempo da ladri.
(Sarà continuato).
E subito dopo:
M. È vero, Pasquino, che tutti i Francesi sono ladri?
P. Tutti no, ma buona parte.
Il Buonaparte faceasi Napoleone imperatore, e sparnazzava i suoi re di qua di là: e Marforio domandava: - Perchè l'olio rincara?
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