Era allora scoppiata guerra aperta fra la Lega Smalcaldica de' principi protestanti, e l'imperatore, al quale mandaronsi d'Italia dodicimila fanti e cinquecento cavalli, oltre ducento dal duca di Toscana e cento da quel di Ferrara, condotti da famosi capitani, sotto la supremazia di Ottavio Farnese; e seimila soldati, cerniti ne' possedimenti austriaci di Napoli e Lombardia. Il costoro passaggio disturbava il Concilio, e viepiù l'accostarsi di Maurizio di Sassonia, ardito nemico dell'imperatore e de' Cattolici; laonde, dopo la settima sessione del 3 marzo 1547, se ne decretò la traslazione a Bologna. Quivi il Concilio non avanzò i lavori, poi Giulio III, nel dicembre 1550, lo restituì a Trento, ove nel 1551 e 1552 si tenne la xvi sessione, sciogliendolo poi allorchè la guerra strepitò alle porte.
Moriva intanto Paolo IV, del quale tanto mal si disse209, e del quale noi vorrem qui solo ricordare la costituzione Etsi romanum pontificem, ove condannò i diplomatici romani che inclinavano, blandivano, corteggiavano per conseguire grazie o benefizj, e raccomandarsi per avanzamenti. Aveva irritato le Corti col mostrare che muoversi e minacciare ancor sapesse una podestà, che i Protestanti dichiaravano morta, laonde le tresche di esse fecero che il conclave succeduto fu uno de' più disputati210, prolungandosi due mesi e mezzo fra ventidue papeggianti, alcuni di gran merito. Per cattivarsi i vacillanti Francesi, propendevasi a scegliere un papa di loro nazione, ma temeasi non rinnovasse l'esiglio avignonese.
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