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      Gli Spagnuoli tendono a rialzar i vescovi a scapito del papa e de' cardinali, cui vorrebbero ridurre a semplici consiglieri del papa, e obbligati star a Roma a cura delle loro chiese. I principi avrebbero gradito assai questo abbassamento de' cardinali, laonde se ne stava in grande apprensione. I Francesi magnificano il Concilio volendo farlo superiore al papa, a imitazione del Basileense. Li seguono i pochi Tedeschi che ci sono, ed anche «parecchi Italiani, i quali, come sanno meno e sono più poveri, facilmente si lasciano tirare dalla ignoranza e dal bisogno molte volte a quello che non dovrebbero».
      In realtà però la discussione dogmatica fu diretta dai gesuiti Lainez e Salmeron spagnuoli, e con loro Le Jay ginevrino, rappresentante del cardinale Truchsess vescovo d'Augusta; uno dei tre presidi era inglese, il cardinale Polo; nè erano italiani Andrea De Vega, Volfango Remio, Genziano Hervet, luminari di quell'adunanza. Vero è che, i vescovi forestieri ogni tratto uscendo di carreggiata, era duopo mandarne di italiani, più poveri e men pretensivi, e valersi de' Gesuiti, i quali allora mostraronsi più che mai, quel che alcuno li chiamò, i granatieri della santa sede.
      Oltre di questi, componeano l'assemblea uomini insigni, quali di rado si trovano.
      Stava fra i presidi il cardinale Morone, di cui a lungo ragionammo; e perchè il papa mancava di denari, egli persuase i cardinali a obbligarvisi, e vi diede regole che poi servirono al Concilio per norma nel regolare i seminarj.
      Ad altri già lodati aggiungiamo l'eruditissimo Seriprando vescovo di Troja, già secretario al celebre cardinale Egidio da Viterbo; il Bertani, autore d'un commento a san Tommaso, e d'un trattato sulla podestà del papa; Alvise Lippomano ( - -1559) e Girolamo Accolti; Ercole Gonzaga, fatto vescovo di Mantova da Leon X a quindici anni, a ventidue cardinale da Clemente VII, segnalato per prudenza negli affari, applicazione, pietà.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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