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      Ai tre nunzj dava lodi, dedotte dal nome di ciascuno; apostrofava l'eco dei monti tridentini, e (talmente la mitologia era incarnata) citava l'esempio de' poeti, che fanno tener concilio agli Dei, e invitava i prelati a rendersi a quel sinodo, come i prodi di Grecia al cavallo di Troja.
      Era stabilito che i teologi dicessero il parer loro, traendolo dalle sante Scritture, dalla tradizione apostolica, dai sinodi, dalle costituzioni e autorità de' sommi pontefici e dei santi padri, e dal consenso della Chiesa cattolica, tutto con brevità, eliminando le quistioni inutili e le contenzioni pertinaci. Niuno crederà si procedesse sempre alla quieta; spesso i legati dovettero richiamare i campioni alle leggi della carità e della modestia; ma insomma era conflitto interno; tutti partendo dai punti ammessi, e finendo coll'accordarsi nelle decisioni.
      Spetta alle storie particolari lo svolgere di quella Iliade l'elemento umano, le lotte, i partiti, i maneggi; quel che realmente importa è il riferir la sentenza finale, il visum est, in cui s'accordano tutte le genti, le età, le passioni. Anche dall'esame della esteriorità esce la convinzione che, se sopra alcune decisioni parve operar la politica, le più furono suggerite da persuasione e coscienza, dettate con elegante e lucida evoluzione di forma; ravvicinando il mistero all'umana ragione per quanto è possibile; accarezzando anche il sentimento, mentre i Protestanti lo vilipendevano. Anzi che a confutare Lutero e gli altri, si tolse a dirigere l'intera cristianità, fatta civile e ragionatrice, con rigorosa e perentoria dichiarazione delle dottrine, rimovendo ogni contraddizione o divergenza; ricusando ogni transazione, ogni confusione ne' termini e limiti delle definizioni: alla quale stupenda precisione giovavano le abitudini scolastiche, unite alla rinnovata cultura classica.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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