Laonde prevalse la parte devota all'autorità pontifizia, almeno nella forma negativa, quanto al non essersi definito ciò che la parte contraria avrebbe voluto intorno alla ragion divina della superiorità de' vescovi a' preti; e restò consolidata quella supreminenza del papa, che erasi voluta crollare; egli solo interpretasse i canoni, imponesse le regole della fede e della vita. Pure è notevole che, nel Concilio di Trento, non trovi una frase sola che rechi qualche nuovo vantaggio ai papi: nè tampoco le espressioni del fiorentino e del lateranense, tanto favorevoli al primato de' pontefici e alla loro superiorità al Concilio, non vennero ripetute, appena i prelati francesi si opposero alla formola che pareva asserirle; e asserisce il Pallavicini che il papa stesso rispose, non doversi definire se non ciò che unanimemente piacesse ai Padri. Così sopravvissero due partiti; quello più compatto, questo più attivo: nè l'uno, nè l'altro uscendo dal cattolicismo, e riconoscendo che le decisioni dell'episcopato, riunito attorno al suo centro, sono infallibili in materia di fede; altrimenti sarebbe possibile che tutta la congregazione dei fedeli errasse: è così che l'organo supremo, per cui mezzo la Chiesa si pronunzia, non può mancare all'uffizio di questa, che è la custodia del vero245.
Restavano le deliberazioni che riguardavano le riforme dei principi, cioè il rivendicare le prerogative, usurpate da questi. Il disputare sui confini delle due autorità poteva metter in pericolo tutto quanto già si era stabilito intorno alla fede; i principi stessi che, contro i Protestanti, aveano sostenuto la Chiesa acciocchè non fosse assorbita nello Stato, or sull'esempio de' Protestanti voleano non solo non restituirle, ma sottrarle anche altre facoltà, che dicevano mal convenire al potere spirituale.
| |
Concilio Trento Concilio Pallavicini Padri Chiesa Protestanti Chiesa Stato Protestanti
|