La Chiesa, estranea alle repressioni materiali, crede suo dovere l'annunziare ai Cattolici che dottrine pericolose o esempj infausti sono esposti ne' libri ch'essa appunta; e a cui essa non vuole, quantunque tardi, lasciare l'impunità.
Non dal Concilio ma dalla sacra Congregazione dell'Indice venne il divieto delle Bibbie volgari255, provvedimento richiesto dalla natura di quei tempi, poi abrogato da Benedetto XIV: ma chi negherà sia necessaria una direzione per iscegliere un buon volgarizzamento?
Dai libri lascivi ed osceni erano eccettuati i classici, per riflesso all'eleganza; e così non venne registrato l'empio Lucrezio, bensì la traduzione fattane dal Marchetti. Contro del Decamerone già da pezza declamavano le anime oneste e i confessori; e fra mille altri, Bonifazio Vannozzi diceva che «questi trattati amorosi, questi discorsi tanto lascivi hanno aperte di gran finestre all'idolatria, ed all'eresie, ed a pessimi costumi, ed a corrottissime e licenziosissime usanze tra noi cattolici. Chi potesse contare quante traviate ha fatto il Decamerone del Boccaccio, rimarrebbe stupito e senza senso». Rincrescendo però di privare gli studiosi d'un libro che si reputava modello del bene scrivere, fu preso il compenso di emendarlo. Il maestro del Sacro Palazzo segnò i passi da levare o correggere; e una deputazione di Fiorentini, in cui principale Vincenzo Borghini, acconciò quel libro quale comparve nel 1573 con approvazione di Gregorio XIII. Gli zelanti non ne rimasero soddisfatti, e una nuova epurazione fu voluta, alla quale attese Leonardo Salviati; e non è a dire quanto ridere e declamare ne facessero i bontemponi e gli umanisti, mettendo questa operazione a parallelo colle brache onde Paolo IV velò gl'ignudi del Giudizio di Michelangelo.
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