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      I quali ignudi, che fan senso anche oggi agli ammiratori, troviamo appuntati già dai contemporanei. Un de' quali chiamava Michelangelo «inventor delle porcherie», riprovando «tutti i moderni pittori, e scultori; per imitar simili capricci luterani, altro oggi per le sante chiese non si dipinge o scarpella che figure da sotterrar la fede e la devozione: ma spero che un giorno Iddio manderà i suoi santi a buttare per terra simili idolatrie come queste»256. E perfino il sozzo Aretino ne moveva rimprovero al suo adorato Michelangelo: e «Voi in soggetto di sì alta istoria mostrate gli angeli e i santi, questi senza veruna terrena onestà, quelli privi d'ogni celeste ornamento.... In un bagno delizioso, non in un coro supremo si conveniva il fare vostro: onde saria men vizio che voi non credeste, che, in tal modo credendo, iscemare la credenza in altrui..... E conciossiachè le nostre anime han più bisogno dello affetto della devozione che della vivacità del disegno, inspiri Iddio la santità di Paolo, come inspirò la beatitudine di Gregorio, il quale volse in prima disornar Roma delle superbe statue degli idoli, che tôrre, bontà loro, la riverenza all'umili immagini dei santi».
      Or ci venga a contare il Cicognara che quelle nudità sono effetto della innocente semplicità del Cinquecento257. Nell'archivio arcivescovile di Milano è una lettera di Scipione Saurolo a san Carlo, 6 settembre 1561, ove gli dice come a Paolo III e IV, e così a Marcello II e a molti cardinali fossero spiaciute le nudità del Giudizio di Michelangelo, il quale pure «ebbe a dire che lo voleva ad ogni modo conciare, perchè si teneva di coscienza lassar da poi sè una cosa tale». Perciò gli trasmette una memoria da presentare al papa, in cui gli riduce a memoria quod odio sanctissimo intuenda est pictura Judicii sacræ capellæ suæ sanctitatis, in quo divinam offendit majestatem, eo quod in eum nuditatis modum depicta est, in quo omnes vident et multi admiratores plorant: e segue dimostrando come la maestà del giudice, l'ornamento di Maria, i seggi degli apostoli sieno falsati in quella composizione.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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