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      Si diede opera a trar agli ecclesiastici anche l'educazione de' secolari; e vi s'industriarono i Barnabiti, gli Scolopj, i Somaschi, e più di tutti i Gesuiti. N'aveano naturalmente invidia i maestri laici, eppure tutti i letterati d'allora vanno d'accordo nel lodare l'istruzione data da quelli. Non occorre dire che mai non andava scompagnata dall'educazione, e dirigevasi nell'interesse dell'anima, più che prima non si vedesse ne' trattati che ne scrissero, fra altri, il Sadoleto in buon latino271, e in volgare il cardinale Antoniano.
      Un altro de' mille errori che la petulanza accademica prima, poi il sistematico odio propagarono contro il medioevo fu, ch'esso abbia distrutto le opere gentilesche. Alle ricantate celie del beffardo Boccaccio e dell'insulso Benvenuto da Imola opporremo che tutte ci vennero per mezzo degli ecclesiastici, e sfidiamo a smentirci.
      Ben vi furono scrittori ecclesiastici de' primi tempi, e nominatamente Tertulliano e Arnobio, che declamarono contro lo studio de' classici272, perchè in fatto riuscivano pericolosi allorchè la loro bellezza allettava all'oscena felicità, mentre la severità cristiana chiamava all'ascetismo penitente. Ma stabilitosi il cristianesimo, nelle scuole si conservò l'antica tradizione letteraria: se anche in alcune si introdusse qualche autore cristiano, la prevalenza restò ai Gentili, riprovati per le cose, studiati per la forma.
      San Basilio, nel trattato ai giovani Sul modo di leggere con frutto le opere de' Gentili, raccomanda di studiar questi, primo per raccogliervi esempj di virtù; secondo, perchè quanto di utile e di vero essi contengono lo dedussero dalle sacre scritture; opinione allora divulgata.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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