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      Ciò ch'essa nega è che si consideri come perfezionamento la libertà assoluta del male come del bene, la libera propagazione dell'errore come della verità; del resto ritiene che, a norma delle attitudini sociali, bisogni sopportare il male, sempre però come male, non già secondo principj puri universali. La verità talvolta è costretta a ceder il luogo, ma non il diritto alla falsità.
      La Chiesa, come lascia la libertà di coscienza perchè de internis non judicat, non riconosce la libertà de' culti, illimitata fino al disprezzo delle verità naturali e delle nozioni morali. Il male, che è despotismo, pretende distruggere la libertà del bene. Ma il bene, che è amore, può comportare talvolta la presenza del male; non però la sua prevalenza o la parità. Qual governo potrebbe sancire l'indifferenza tra la verità e l'errore? e' si condannerebbe a certa morte.
      Una delle debolezze umane è il supporre che le cose camminarono sempre del passo medesimo: col che arrivano a svisare anche le più chiare massime coloro che son talmente superbi d'appartenere al loro secolo, da non intendere il pensiero de' secoli precedenti. Libertà di culto è un altro de' ritornelli dell'età nostra, e vi siam tanto abituati che ne fa meraviglia abbia altre volte potuto trovar opposizione. Eppure, nel secolo ove la tolleranza derivava necessariamente dall'incredulità, il legislatore delle libertà rivoluzionarie, Rousseau, scriveva: «C'è una professione di fede meramente civile, di cui tocca al sovrano fissar gli articoli, non come dogmi di religione, ma come sentimenti di sociabilità, senza i quali è impossibile esser buon cittadino nè suddito fedele.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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