La Spagna teneva in dominio bellissime parti dell'Italia nostra. Nel regno di Napoli era gią stabilita l'Inquisizione dai severissimi editti di Federico II, affidando le condanne ai magistrati secolari. Per rimedio al costoro rigore e alle mal condotte procedure, Roma cercava mandarvi inquisitori proprj: gli Angioini, ligi ai papi, molte volte prescrissero di favorire, e fin di pagare questi venuti da Roma: nel 1305322 Carlo II ordinņ a tutti i baroni e agli ufficiali che dessero ajuto all'inquisitore frate Angelo da Trani, carcerando e custodendo le persone sospette, non molestassero i suoi famigli per l'arma che portano, eseguissero le sentenze ch'egli proferirebbe contro gli eretici e i costoro beni, mettessero al tormento gl'imputati per cavarne la veritą: nel 1307 incaricava frą Roberto da San Valentino, inquisitore del regno, di procedere con tutto rigore contro l'arciprete di Buclanico, il quale, dopo corretto, era ricaduto in errori sopra alcuni articoli di fede323.
Gli Aragonesi, succeduti nel dominio, restrinsero di nuovo l'Inquisizione, e la sottoposero all'assistenza del magistrato secolare. I Napoletani, ai primi anni di Fernando il Cattolico, adombratisi ch'egli volesse piantarvi il Santo Uffizio alla spagnuola, tanto fecero324, che, per mezzo del gran capitano Córdova ottennero promessa che mai non l'avrebbe posto. Nel 1505 esso gran Capitano, chiesto dal vescovo di Bertinoro inquisitore apostolico di far carcerare alcune donne indiziate di eresia, che da Benevento erano fuggite a Manfredonia per passare in Turchia, scriveva al governatore Foces procurasse averle in mano, ma ne desse avviso a lui.
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