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      Nč le terre del papa restarono immuni da eresie. Fin dal 1521 abbiamo a stampa senza luogo Didymi Faentini adversus Thomam Placentinum pro Martino Luthero theologo oratio, Ph. Melanctone auctore, in-4°.
      A Roma, quando pił pareano prosperar le cose della Compagnia di Gesł un «tal frate Agostino di nazione piemontese, di professione eremita agostiniano, di fede in apparenza cattolico, copertamente perņ finissimo luterano»352, pensņ giovarsi dell'assenza del papa, ito allora a Marsiglia (1540), per ispargere l'eresia colle prediche, alle quali, disinvolto e naturale predicatore com'era, traeva molte persone. Essendo gli errori mescolati a molte veritą, non se n'accorgeano esse, ma uditolo alcuni gesuiti, «s'avvidero che in costui parlava Lutero, benchč con lingua tronca, come chi vuol farsi intendere e non osa spiegarsi». Dubitando il fesse per ignoranza, andarono a trovarlo per sincerarsi delle sue intenzioni. Esso li rimbrottņ d'ignoranza o malignitą o invidia, e continuņ peggio: ond'essi pure dal pulpito tolsero a discorrere delle indulgenze, dell'autoritą del pontefice, del merito della continenza, della necessitą delle buone opere. Egli allora ricorse a un'arte solita, qual fu di gettar su loro il sospetto d'eresie, denunziando Ignazio come un lupo travestito da pastore, che avea sparso per le prime accademie d'Europa gli errori, ed ora in Roma con alquanti pari suoi facea l'ultime pruove: non volessero i Romani lasciarsene ingannare pił che non aveano fatto Alcalą, Salamanca, Parigi, Venezia, dov'egli, convinto di marcie eresie, avea dovuto sottrarsi al fuoco col fuggire.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantł
Utet
1865 pagine 728

   





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