Ebbe poi ordine d'inquisire Vittore Soranzo vescovo di Bergamo, il quale in conseguenza fu sospeso, ma dopo due anni rintegrato. Maggiori indizj trapelavano contro Giorgio dei Conti di Medolago; ma la costui potenza avrebbe impedito ogni attentato dell'inquisitore, se a questo non fosse venuto in sussidio Giovan Gerolamo Albani. Per costui opera il Medolago fu preso: ma la signoria veneta lo fece levare a forza dalle carceri del Sant'Uffizio, e trasferire nelle sue, nelle quali morì. L'opposizione allora obbligò il Ghislieri a partire di Bergamo, del che si dava colpa a Nicolò Da Ponte, nobile veneto, allora proveditore di quella provincia e più tardi doge, il quale perciò venne in odore di luterano. Quell'Albani, valentissimo giureconsulto, godea di alto favore presso la signoria; ma quando due suoi figliuoli, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, uccisero il conte Brembati, egli, come loro complice, venne per dieci anni relegato in Dalmazia. Il Ghislieri però, divenuto papa Pio V, non volle ricevere il Da Ponte, mandatogli ambasciadore dalla serenissima, e ai figliuoli dell'Albani conferì il titolo di gentiluomini romani, e al padre il governo della Marca d'Ancona, poi il cappello cardinalizio che, non senza eventualità di salir papa, portò degnamente fino ai novantasette anni.
Dapertutto allora si infervorarono le procedure. Ogni causa ha tristi avvocati, che credono servirla col mostrare ch'essa ha molti nemici; e in quella generalità di denominazione che esclude la critica e la discolpa, avvolgono le persone che meno lo meritano.
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