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      Côlto, fu tradotto a Torino, e ucciso il 29 marzo 1588; e nel suo processo è detto, tante essere le persone a lui consenzienti, che l'Inquisizione non avrebbe abbastanza legna per bruciarle.
      Bartolomeo Bartoccio, che ritirato a Ginevra, professava in pace la Riforma, come mercante capitava a Genova, dove conosciuto, fu arrestato e arso a Roma, e morendo esclamava Vittoria, Vittoria.
      A Piacenza nel 1553, Paolo Palazzo cantore, propenso ai Luterani, fu tratto in carcere a San Domenico, e dopo alquanti giorni liberato per favore di molti. Nel 1557 l'inquisitore carcerò Matteo Dordono e Innocente Nibbio notaj, che pentiti, fecero pubblica amenda e penitenza, e tornarono con gran disonore a casa. Taddeo Cavalzago, citato per luterano, fuggì a Ginevra, sicchè restò bandito. Prete Simone ch'era vissuto seco lungamente, arrestato e cercando fuggire di carcere si ruppe una coscia, e dovette far penitenza de' suoi errori. Alessandro Cavalgio fu preso per aver tratto di convento una sorella e maritatala. Altri assai nobili si scopersero fautori dell'eresia, e ne pagarono il fio; molti esularono, e i loro beni furono attribuiti al principe. Nel 1558, prete Riccio, che avea conversato, mangiato, bevuto con Luterani e ajutatili a fuggire, s'un palco fu sferzato dall'inquisitore frà Valerio Malvicino, e dovette palesare quanto aveva operato contro i decreti del sommo pontefice; seco due altri cittadini: Giuseppe De Medici, pure sferzato, confessò ciò che avea creduto o fatto di contrario alla cattolica fede; e un notajo Giuseppe, di avere scompisciato la pila dell'acquasanta, ferito di spada alcune divote immagini e le braccia e coscie di san Rocco368.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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