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      Così si vide adempita nel Santo Ufficio quella potestà datagli da Dio evellendi, disperdendi, dissipandi et destruendi; e solea dire il Caraffa in famigliar ragionamento, che la principal mira del Santo Ufficio e de' papi deve essere dare addosso ai grandi, quando sono eretici, perchè dal loro castigo dipende la salute de' popoli.
      «Napoli e molte altre città, e terre del regno furono molto appestate di eresie dal V. Valdes, e da quei tre suoi principali discepoli, cioè da Pietro Martire, Ochino e Flaminio, i quali poi diventarono maestri di molti altri. Vi fu anche un certo Siciliano apostata di sant'Agostino, chiamato poi in abito di prete don Lorenzo Romano. A costui non bastò fare scuola in Caserta, e in molti altri luoghi di Terra di Lavoro, ma anche, per diventare più valente eretico, andò a posta in Germania per conferire con que' ministri, e ritornò di là non solo luterano, ma anche pessimo sacramentario zuingliano. Ora fondato il Sant'Ufficio in Roma, di giorno in giorno si scoprivano più terre infettate di eresie, e veramente se si ritardava più a fondar il tribunale del Sant'Officio in Roma, dal quale ebbero forza e efficacia gli altri inquisitori dell'Italia, difficilissimamente si poteva più rimediare al gran fuoco acceso in tutto quel regno. In Napoli per opera di V. Valdes, dell'Ochino, di Pietro Martire, e del Flaminio, e altri lor compagni, se ne appestarono tanti, e particolarmente molti maestri di scuola, che arrivarono al numero di tre mila, come si conobbe poi quando si ritrattarono.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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