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      «In questo modo vennero a conoscere i nostri il mal seme che coloro seminavano, e le secrete conventicole di uomini, di donne che facevano, le quali da loro scoverte, e scritte dal cardinal Teatino in Roma, quei capi eretici se ne fuggirono via tutti da Napoli. Per la fuga del padre Bernardino Ochino scrisse il cardinal Teatino una bella e lunga lettera latina, tutta composta di parole della sacra Scrittura, nella quale, parte allettandolo (perchè vi era rimasta ancora qualche speranza di lui) parte rimproverandogli l'apostasia, e il pericolo dell'anima sua e di tante altre da lui ingannate, cercò di ridurlo a penitenza. Ma fu indarno, perchè, sebbene egli non così subito si fuggì d'Italia, nondimeno non solo non volse obbedire al cardinal Contareno, il quale piacevolmente raccogliendolo, l'esortò a presentarsi sponte in Roma, ma quel che fu peggio, se ne fuggì in Ginevra, e diede voce che il Contareno stesso aveva approvato il suo pensiero, e di là cominciò a dir male della Corte di Roma e della Chiesa cattolica, come san fare gli eretici: il quale disordine successe per la troppa piacevolezza del cardinal Contareno, perchè doveva pigliarlo prigione quando fu a casa sua, e non aspettare che si partisse.
      «Ora prima che l'Ochino se ne fuggisse, andò a casa della duchessa di Camerino, chiamata Catarina Cybo, e quivi si spogliò l'abito, e si sfratò, e poi se ne fuggì in Ginevra. Aveva egli particolare strettezza con quella signora, e con quella di Pescara; onde costei ne fu poscia inquisita e molestata».


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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