Nel 1579 un altro in Bologna era innamorato d'una fantesca; se mai i padroni la sgridassero, di moltissimi guasti disturbava la casa: e chi vuole, guardi lo strano esorcismo con cui i padroni se ne liberarono. L'anno appresso nella città medesima si rinnovò la scena con una fanciulla trilustre: e il folletto giocava le più bizzarre burle; or rompere i vassoj del bucato, or rotolare dalle scale grosse pietre, or di piccole lanciarne a rompere i vetri, e nel pozzo gettare secchi di legno o di rame e gatti. Un predicatore raccontò ad esso Menghi che, mentre dispensava la parola divina in una città del Veneto, gli si presentò uno stregone, accusandosi di tenere due spiriti in un anello, coi quali esso il farebbe parlare; ma come egli esortollo a buttar via l'anello, ecco gli spiriti a piangere e pregare ch'esso predicatore li ricevesse a proprio servizio, promettendo farlo il maggior oratore del mondo: egli con gravi scongiuri gli indusse a confessare che questa era un'orditura per mettersegli accanto, farlo cadere in qualche eresia, ed acquistarlo all'inferno.
Lo stesso Menghi riferisce che, quando i signori Veneziani mossero guerra al duca di Ferrara, trovandosi Alfonso d'Aragona duca di Calabria in Milano con molti illustri signori, tennero lungo ragionamento intorno agli spiriti, ove diversamente fu da quei signori parlato e discorso, recitando ciascheduno le loro opinioni; il duca asseri «esser cosa verissima e non finzione umana quello che si parla di questi demonj, e narrò che un giorno a Carrone di Calabria, gli fu narrato d'una donna vessata da spiriti immondi.
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