DISCORSO XXXIV
San Pio V. 1566-72
Dopo la gran riforma cattolica, portata dal Concilio tridentino, mutasi l'aspetto esterno della Chiesa; maggior severità di costume; studio più severo; disciplina rispettata. Un gentiluomo tedesco, udendo sempre declamare contro la depravazione di Roma, era voluto venire ad accertarsene coi proprj occhi, e ad un principe scriveva nel 1566 come invece avesse trovato gli abitanti dediti alle pratiche pie, rigorosi osservatori della quaresima, frequenti alla comunione e alla visita delle chiese; la settimana santa poi dormire per terra, e veglie, e digiuni, e tutti gli artifizj della penitenza adoperati per raggiungere i beni dell'anima. E segue descrivendo quelle commoventi solennità pontificali del giovedì santo; e le scomuniche lette a gran voce al popolo che le ascolta in venerabondo silenzio, e il bombo dei cannoni che vi tien dietro, gli presentavan immagine del terribile giorno finale. Lunghe file di penitenti disciplinandosi giungeano a San Pietro, ove ad essi mostravansi la lancia di Longino e il volto santo, fra singhiozzi, gridi e preghiere.
Io non accetto appieno queste lodi perchè, come costui vede tutto santo, così altri tutto scellerato, secondo l'affetto individuale. Nel 1563 viaggiò in Italia Filippo Camerario, illustre dotto tedesco, il quale descrisse quel viaggio giorno per giorno, più fermandosi sulla parte materiale. Sparla del regno, allegando quel proverbio «Il napolitano è un delizioso paradiso, ma abitato da diavoli», e si meraviglia come il re di Spagna da paesi tanto feraci tragga o nulla o pochissimo, dovendo spender tutto nel frenare i sudditi e respingere i Turchi.
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