Vedremo qual effetto avrà questa espedizione, alla quale non mancheremo di venir aggiungendo di mano in mano tutto quel caldo che si ricercherà, secondo che saremo avvertiti; e che potrà portar la fede e voto mio presso sua santità et a quelli signori, come molto ben merita il detto monsignore da noi, e ci detta l'affezione che gli portiamo con la ferma credenza che teniamo dell'innocenza sua».
Il Gelido, ai 9 giugno del 58, scriveva al ducale segretario Bibiena:
«Molto spesso ragiono di lei con monsignor Carnesecchi, il quale è abbandonato si può dir da ognuno, eccetto da me, il quale tanto lo potrei mai abbandonare quanto la madre il suo figliuolo, amandolo quanto si può amare un vero amico; e certo non per benefizj che io abbia ricevuto o speri ricevere da lui, ma perchè l'ho sempre conosciuto uomo da bene e bonissimo, e se mai l'ebbi per tale, in questa sua afflizione, ch'è delle gravi che possano accadere a un uomo, poichè si perde la robba, l'onore e quasi la vita, finisco di certificarmi che Dio è con lui, e lo governa, lo consola e lo fortifica: che altrimenti non potrebbe tollerar questo colpo mortalissimo con tanta costanza d'animo e quasi con ilarità, come con effetto la tollera. S'è ritirato in una casa, che fa conto la gli sia un'onesta carcere: conversa co' suoi libri e co' suoi pensieri per la maggior parte divini, e vôlti alle cose dell'altra vita, di maniera che questa persecuzione che lo priva della conversazione degli uomini, l'assuefarà a conversar con gli angeli, e così verrà a trarsi altro frutto di questo suo esilio, di quello che dal suo trasse Boezio, o qualsivoglia altro animo di filosofo, perchè altra consolazione si trova nella filosofia cristiana che nella umana».
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