L'uno di loro è da Cividal di Bellun, frate di san Francesco Conventuale, maestro di teologia, condannato come relasso; e l'altro il Carnesecchi, incolpato di aver tenuta già lungo tempo continuamente la eresia di Lutero e di Calvino, e d'aver più volte ingannato l'officio della Inquisizione fingendo di pentirsi, ma infatto esser stato sempre impenitente e pertinace, et in fine d'aver avuto stretta conversazione et intelligenza con eretici e sospetti d'eresia, scrivendo loro spesse volte, et ajutandoli con denari. E tra sospetti d'eresia si è nominato qualcuno che è morto, del quale universalmente si ha già avuta ottima opinion di bontà e santità, ma pare che si abbia premuto assai in tassar la Corte del cardinal Polo, non avendo rispetto di nominar alcuno, con intenzion principalmente di far parer che con qualche causa Paolo IV avesse cercato di procedere contro di lui e contra i suoi dipendenti, e per tassar anco con questo forse qualche cardinale.
«Così è passato questo atto di inquisizione, sopra ogn'altro che s'abbia fatto notabile. E il Carnesecchi, al qual per maggior infelicità è occorso di essere stato condannato dinanzi la sepoltura di papa Clemente VII, che sopra ogn'altro lo aveva caro e favoriva, fu vestito di fiamme, come si usa, insieme col frate, e condotto alla sagrestia a digradare, e poi menato in Torre di Nona prigione, dove ancora si ritrova per esser quest'altra settimana giustiziato. Hanno i cardinali dell'Inquisizione fatta ogni opera per salvargli la vita, ma, come dicono, egli in prigione ancora dimostrandosi impenitente, ha scritto fuori lettere per avvertir altri suoi complici, ed ha negata ogni verità, ancor che chiarissima, lasciandosi convincere sempre colle proprie lettere sue, onde sono stati astretti far questa sentenza.
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