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      «Di V. A. servitore fedelissimoFederigo delli Conti Monteaguto505.
     
      Nel processo di questo Achille Benvoglienti, il Sant'Uffizio fece arrestare cinque streghe, che, convinte d'aver negato la fede, rinunziato al battesimo, ammazzati diciotto bambini, furono condannate al fuoco. Il granduca permette si eseguisca la sentenza. Nell'archivio fiorentino sta il costituto del Benvoglienti sopra materie religiose, e il Montaguto lo accompagna a Cosimo con notizie relative a quel processo506.
      Mino Celsi fu creduto un pezzo fosse un nome di guerra, sotto cui s'ascondessero Lelio o Fausto Soccino o il Castalio. Ma realmente egli fu di Siena, donde fuggì nel 1569, e visse tre anni fra i Grigioni, de' quali ci dà una pittura tutt'altro che lusinghiera. Passò poi a Basilea, e cercò sempre metter concordia fra i dissidenti; e fu uno dei tre, che, soli fra i teologi protestanti, disapprovarono il supplizio di Serveto: egli medesimo non impugna il diritto di punire per opinioni eterodosse ma vorrebbe applicata un'ammenda o l'esiglio, non la morte507.
      Nel settembre del 60 il mentovato Pero Gelido, da Venezia scriveva al granduca508:
      «È capitato in questa città otto dì fa un Nicolò Spanocchi, cittadino senese, il quale subito è venuto a trovarmi, e dopo un poco di proemio molto bene acconciato, essendo uomo di lingua e di buon intelletto, mostrò esser sempre stato devoto della regia casa de' Medici....... e che per calunnie de' suoi nemici, più che egli l'abbia meritato è perseguitato per causa di religione, come dice esser nota all'a. v. E mi disse come, essendo egli del magistrato della balìa di Siena e uno dei quattro eletti a riceverla nella sua entrata che la deve fare in quella città, se ne veniva in Toscana, ma avendo incontrato per via uno, che gli portò la nuova della retenzione di un Lelio Soccino e di duoi nipoti di esso Lelio, sbigottitosi di questa cosa, prese la risoluzione di tornar addietro, e di mettersi in luogo dove potesse esser un poco più sicuro.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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