Questo decreto attirò al Comune le lodi di Pio IV e di san Carlo, e fu proposto ad esempio altrui: ma che non abbia spinto nessuno all'assassinio ce ne dà speranza l'udire come molti eretici restassero in questa città, tenessero corrispondenza coi fuorusciti, e ricevessero opere protestanti, e san Carlo in lettera del 13 dicembre 1563 agli anziani di Lucca, rammentando i presi provedimenti, diceasi informato che i loro cittadini e sudditi in Francia, e massime a Lione, faceano alla peggio, e viveano sospesi circa la fede; lo perchè gli esortava a rinnovar gli ordini, e farli rigorosamente osservare.
In effetto a Lione, per maneggiarsi nelle turbolenze religiose, erano venuti da Ginevra molti profughi lucchesi, e mossero rumor grande di tali decreti, appellandosi alla protezione regia sotto cui viveano: laonde la regina Caterina e Carlo IX si dolsero colla republica dell'ingiustizia di quegli atti, e mandavano al governator di Lione che non lasciasse far loro violenze. Il senato scrisse giustificazioni alla Corte ed ai senati di Ginevra e di Berna; al che Caterina replicò non aver volulo impedire il corso della giustizia, nè dato quelle lettere se non per le importunità de' religionarj, che aveano esposto le cose in aspetto differente. Ne presero ardire i signori lucchesi, e una riformagione del 1570 contiene i nomi di nuovi banditi, che sono Giofredo di Bartolomeo Cenami, Nicola Franciotti, Giuseppe Cardoni, Salvatore dell'Orafo, Antonio fratello di Michelangelo Liena, Gaspare e Flaminia Cattani, Cesare di Vincenzo Mei, Benedetto di Filippo Calandrini, Michele di Francesco Burlamacchi, Giuseppe Jova, Lorenzo Alò, Venturini, Marco di Clemente di Rimino.
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