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      Allora fu chiamato in Transilvania e Polonia, dove l'eresia antitrinitaria erasi radicata, e poichè Sigismondo Augusto avea concessa libertà di religione a chiunque fossesi staccato dal papismo, poterono far quivi professione aperta quegli Unitarj che altrove erano bruciati; e presto a Cracovia, per cura di Gregorio Pauli, formarono una congregazione distinta, con collegio, stamperia, annuo sinodo, e seguitarono a prosperarvi sin al 1658 quando vennero espulsi.
      Ma fra gli Unitarj medesimi v'avea scissura. Figurava tra essi Giorgio Biandrata d'illustre famiglia saluzzese, dottore nell'Università di Montpellier, poi di Pavia, che scrisse intorno all'ostetricia e alle malattie muliebri quel che di meglio fin allora si fosse fatto, e senza conoscere nè il commento del Berengario nè le opere del Pareo. Chiesto a curare Giovanni Zapoly, waivoda della Transilvania, lo portò al grado di prender in moglie Isabella, figlia di Bona Sforza regina di Polonia, alla quale e al bambino, nato poco prima della morte del padre, prestò utilissimi servigi. Non pare giusto annoverarlo fra gli espulsi da Vicenza546, attesochè nel 1552 lo troviamo a Mestre, senza disturbi: di là pare fuggisse a Ginevra, dove udendo Calvino, lo stomacava con continue quistioni, e mentre un giorno mostravasene soddisfatto, eccolo al domani tornar alla carica come cosa nuova. Di che sdegnato, Calvino gli disse: «Il tuo volto mi palesa il mostro sottile che occulti in cuore», e più fiate lo rimbrottò aspramente perchè correggesse la perfidia e le fallacie e le tortuose frodi, delle quali era stanco547.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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