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      I Protestanti, fidando interamente nella Grazia, disprezzano la ragione: i Socciniani proclamano continuamente la ragione e i suoi diritti sopra ogni mistero, la sua competenza a schiarire la folta nebbia che involge le sante scritture. I Protestanti (dice il Gioberti) presero dagli scritti pagani gli accessorj e la facondia: i Soccini ne rinnovarono sostanzialmente gli spiriti e le dottrine. Ripudiando il sovrintelligibile ideale e rivelato, oscurano l'intelligibile per necessità di logica, gli tolgono quella purità e perfezione che ridonda dai dettati evangelici; riducono la sapienza di Cristo all'angusta misura di Socrate e di Platone: all'idea splendida e adeguata della cristianità cattolica surrogano l'idea manca e caliginosa della filosofia gentilesca. Serbano soltanto in sembianza le verità sovrarazionali della rivelazione per mettere un'armonia apparente fra l'aristocrazia socciniana e la moltitudine, e formar una dottrina esoterica a uso solamente del vulgo.
      In Siena, dove la famiglia Soccini era da antico illustre per impieghi e per sapere, ne cercammo diligentemente qualche memoria, ma quasi niuna ne rimase. Solo dicono appartenesse a quella casa la villa di Scopeto; pochi anni fa ci frondeggiava un grand'albero, sotto del quale era tradizione tenessero le loro congreghe i religionarj, e perciò fu fatto abbattere dalla pia posseditrice. Da quella biblioteca comunale potemmo ricavare alcune lettere, che, in mancanza di meglio, riferiamo, senza che occorra avvertivi un gergo d'intelligenza.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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