Di mortal cosa per cui già in oblìoPosi me stesso e sol pianto e dolore
Alfin trar ne potea, d'interno amoreArsi pur contra il fermo voler mio.
Ed or che del eterno padre e Dio
Fonte d'ogni mio ben bramo nel coreVive fiamme sentir di dolce ardore,
Lungi è l'effetto da sì bel desio.
Ma s'io potessi, come chiaro scorsiL'angelica beltà del primo objetto,
Scorger dell'altro la pietà infinita,
O me beato, che gli estremi morsi,
Non temerei di morte a cui m'affetto,
Amando lui, che' suoi ritorna in vita.
«Saluto l'Attonito per mille volle, col quale mi corruccierò molto meno quando non facesse altro tutto il tempo della sua vita ch'attender alla filosofia naturale, che non farò teco s'io odo che ti perda in quelle Baldate e Bartolate, che mi fanno vergognare quando io penso d'averci speso del tempo. Saluto similmente tutti gli amici: a Dio Materiale». Il 20 d'aprile 1563.
Al virtuoso Materiale Intronato mio come fratello sempre maggiormente onorando, Siena.
Molto magnifico signor mio osservandissimo,
«V. s. non si dovrà maravigliare se non ho più tosto dato risposta ad una sua gratissima lettera, scrittami da lei più di quattro mesi sono, cioè il dì 24 di giugno, poichè io non l'ho ricevuta più tosto che quattro dì fa. Io, signor mio, vivamente secondo il più delle volte scrivendo al nostro Bargaglio ho fatta menzione di v. s., così sempre ho fatto conto scrivendo a lui di scrivere a lei ancora, riputando parimente le lettere scritte a me dal sig. Bargaglio essere scritte non da lui solo, ma da v. s. insieme: tanto mi pare, che sia salda e indissolubile l'amicizia nostra, nella quale con somma mia soddisfazione e vera utilità vi è sempre piaciuto di ricevermi per terzo, quantunque allora che più io coglieva il frutto di così fatta benignità vostra, mi sia stato quasi forza d'allontanarmi per un tempo, e per non brieve spazio di paese, dall'uno e dall'altro di voi.
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