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      Egli tiene di sì, e io credo la parte negativa esser più vera. E quantunque la predetta questione o disputa paja di non molto momento nella religione nostra, nondimeno, massimamente per le conseguenze ch'egli tira dalla sua opinione, o più tosto dagli argomenti co' quali si sforza di provarla, e egli e altri, essendo quegli argomenti veri, è sforzato a tirare, ella è di grandissimo. A me pareva e ad alcuno altro ancora ch'io avessi risposto a sufficienza a dieci argomenti ch'egli mi diede scritti a favor suo, e era verisimile quasi ch'egli dovesse quietarsi, ma egli ha replicato, e assai a lungo. Laonde mi son posto di nuovo a rispondere a ciò ch'egli ha saputo scrivermi contra, con ferma speranza che questa mia fatica non debba esser vana, per la quale, se io non erro gravemente, si dichiareranno molti luoghi difficili e oscurissimi della scrittura sacra, e da pochi bene intesi. Ma il male è ch'io mi trovo senza libri, non avendo meco altro che la Bibbia. Spero con tutto ciò di condurre a fine il meglio che potrò tutta l'opera, riserbandomi, finita ch'io l'abbia nella guisa che per ora m'è conceduto, ad aggiugnervi alcune cose che troverò ne' libri che mi mancano, per dar perfezione ad una tal fatica. Dell'opinione mia è stato del certo, ch'io so, tra gli antichi Atanasio, e tra' moderni Agostino Steucho d'Agobbio, canonico regolare e persona letteratissima, il cardinale Gaetano, e molti altri. Conosco che, peressere la questione alta e difficile e, per molti rispetti, non pura teologica, e per conseguente non interamente proporzionata agli studj non che alle forze mie, dovrei lasciar questo peso a migliori spalle delle mie.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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